La maledizione della noce moscata by Amitav Ghosh

La maledizione della noce moscata by Amitav Ghosh

autore:Amitav Ghosh [Ghosh, Amitav]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza


15. Bruti

Il concetto di sterminio, e il posto che occupa nella cultura occidentale, non è mai stato esplorato con tanta perspicacia e altrettanta ingegnosità formale quanto nell’opera dello scrittore e studioso svedese Sven Lindqvist. I suoi libri Sterminate quelle bestie e Terra di nessuno sono racconti di viaggio nei quali chi legge si addentra sempre piú in spazi che sono insieme terrestri e immaginari. Cornice del primo libro è un itinerario attraverso il Sahara, cornice del secondo un lungo percorso in auto nell’Australia occidentale. Sono entrambi esplorazioni di una storia intellettuale che si sviluppa mappando determinate idee sul paesaggio, e in entrambi la narrazione si fonda non su astrazioni, ma sul territorio stesso, il suolo di alcuni luoghi particolari. In questo senso, hanno una certa parentela con i canti delle isole Banda e con le storie narrate da innumerevoli popoli nativi.

Nella sua prefazione al primo dei due libri, Lindqvist afferma che la sua «è una storia, non un contributo alla ricerca storiografica. È la storia di un uomo che viaggia con la corriera attraverso il deserto sahariano e, contemporaneamente, viaggia con il computer attraverso la storia del concetto di sterminio. In alberghetti del deserto invasi dalla sabbia, il suo lavoro si concentra su una frase di Cuore di tenebra: “Sterminare tutti quei bruti”»1.

Nel racconto di Joseph Conrad, la frase «Sterminare tutti quei bruti» viene dal sofferente Mister Kurtz, di cui il narratore, Marlow, va in cerca. Non sono parole pronunciate ad alta voce: Marlow le trova scarabocchiate nelle ultime pagine di un altisonante rapporto che Kurtz ha scritto per la «Società internazionale per la Redenzione dei selvaggi». Marlow è ipnotizzato da quella frase, che lo fulmina «luminosa e tremenda, come un lampeggiamento in un cielo sereno: “Sterminare tutti quei bruti!”»2.

Nell’allestimento conradiano della scena, questa frase cruciale è presentata come un grido di disperazione, scritto da un uomo bianco stremato dal lungo esilio nel cuore dell’Africa, tra gli abitanti di un paesaggio talmente primitivo che fa pensare «ai primordi del mondo». A far crollare Kurtz, dice Lindqvist, sono «la lontananza, il clima e la solitudine. […] Soprattutto la solitudine. Perché comportava anche un abbandono interiore. […] La solitudine cancella la società […] e lascia solo paura, sospetto, violenza»3.

Ciò che sorprende in questo passo è che Lindqvist, per quanto perspicace, non nota la dissonanza fra l’allestimento conradiano della scena e l’intento del proprio libro, che è precisamente quello di dimostrare che lo sterminio non era un pensiero casuale che di tanto in tanto balenava nelle menti tormentate degli uomini bianchi. Lindqvist mostra come l’idea di sterminio fosse invece tutt’altro che marginale per la cultura delle élite occidentali; e lo fa accumulando casi su casi, citazioni su citazioni. Riporta, per esempio, un passo di una lettera di Lord Grey, un inglese che scrive alla moglie da quello che ora è lo Zambia, raccontandole che secondo il suo sacerdote, Padre Bihler, i neri devono essere sterminati: «“È dell’idea che l’unica possibilità per il futuro della razza sia sterminare tutta la popolazione, maschi e femmine, sopra i quattordici anni”, scriveva Grey alla moglie il 23 gennaio 1897»4.



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